La violenza razzista prende piede nelle periferie e nel centro della città, e coinvolge anche i nostri ragazzi
L’aria che tira in città
Sono diversi gli episodi di intolleranza e razzismo, che coinvolgono noi e i nostri ragazzi in città. Alcuni accadono in periferia, altri in pieno centro…
Ecco la testimonianza di Talija G.
L’aria sta cambiando
Vivo a Magliana da quando avevo dieci anni.
È sempre stato un quartiere pieno di gente di ogni tipo e di ogni etnia.
È sempre stato il pretesto per una brutta battuta come “Eh si, faccio parte della banda della Magliana” per strappare un sorriso a chi mi dava un passaggio fino a casa.
L’ho sempre sentito come casa, nonostante il costante passaggio di macchine, nonostante i soggetti psicolabili che popolano questo quartiere.
Ma oggi mi sento fuori dal mondo.
Una decina di giorni fa in un quartiere poco distante una dozzina di ragazzi liceali hanno pestato un ragazzino musulmano, indifeso. Senza una ragione, senza un perché, senza nessuna provocazione.
La madre una volta giunta in suo soccorso, è stata picchiata a sua volta.
Una settimana fa una signora musulmana col velo camminava per strada col figlio, a Magliana, e un bambino glielo ha strappato dalla testa.
Si è girata e gli ha chiesto cosa stesse facendo, e, la madre dell’incriminato ha risposto semplicemente “Non puoi portarlo nel nostro paese. Noi non vi vogliamo.”
Ed è così che si instaura un razzismo ingiustificato nelle teste di piccoli bambini, che crescono per diventare militanti di casapound.
Ma è ancora più dura quando quest’aria bussa vicino casa.
Mia madre parla col fruttivendolo egiziano di fiducia davanti casa nostra che, esasperato le racconta “È successo di nuovo, l’altro giorno una donna stava correndo disperata. Le hanno menato il figlio.”
Mia madre, già agitata le chiede di chi si trattasse.
Il fruttivendolo risponde “Abita sulla vostra stessa strada, ha due figli. Hanno menato Noureldin”
E immagino che il suo stomaco si sia contorto come ha fatto il mio quando me lo ha raccontato al telefono.
Noureldin è stato il compagno di classe di mia sorella alle elementari, ed ora ha 12 anni, e non mi arriva nemmeno alla spalla di statura.
Lo hanno fermato mentre usciva da scuola, alle 14:30 del pomeriggio, quattro ragazzi incappucciati lo hanno pestato, senza una ragione.
Ha detto al papà “Non sono riuscito a difendermi, a fare nulla”. E come potrebbe mai un bambino di seconda media, indifeso?
La propaganda razzista di questo periodo sostiene di prendersela solo con gli immigrati non in regola, eppure, chi è che ne risente?
Ne risentono le famiglie come la mia, che hanno i documenti in regola, figli che si sentono più italiani che altro.
E mia madre ha paura, per me, mio fratello e mia sorella.
Anche se io lo so, che nessuno se la prende mai con me perché sono bianca, sono donna, e ho un marcato accento romano.
Eppure, qualcosa in me freme. Freme di rabbia, perché mi sento vicina a queste persone che vengono attaccate, e mi sento ripudiata dalla terra che sento essere casa mia.
Per chi è di zona o di Roma, la mattina di sabato 15 Dicembre alle 10 si terrà un presidio contro ogni tipo di violenza, a Largo Ruspoli 24, il luogo dell’aggressione.
Il furto delle pietre d’inciampo
Poi ci sono le “pietre d’inciampo” rimosse e rubate al Rione Monti. Un altro episodio di razzismo, questa volta antisemita, nei confronti del ricordo dei martiri delle leggi razziali nell’epoca fascista, e della deportazione degli ebrei di Roma del 16 Ottobre 1943.
Episodi che insieme denotano un clima non buono in una città che noi ci ostiniamo a voler vedere in una luce positiva di costruzione di rapporti e di progetti positivi, non di ritorno ad un passato che ormai speravamo completamente sepolto…
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